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Da un esemplare, proveniente dal Vivarium di Cassiodoro, l'abate dei monasteri di Wearmouth e di Jarrow in Northumbria (Inghilterra nordorientale), Ceolfrith fece eseguire tre copie, delle quali la Bibbia Amiatina (ms. Laur. Amiat. 1) è l'unica sopravvissuta intera. Il codice, scritto fra la fine del VII e gli inizi dell'VIII secolo da almeno 7 o forse 8 copisti, ha dimensioni eccezionali: composto di 1029 carte membranacee, misura infatti mm 540 x 335 e pesa circa 50 chili. Il suo straordinario interesse deriva non solo da queste caratteristiche esterne, ma anche dall'essere il più antico testimone completo della Bibbia nella sua versione latina.
Portato a Roma in dono al pontefice Gregorio II nel 716, in epoca non precisata, ma con ogni probabilità anteriore all'inizio del sec. XI, il codice pervenne per ragioni non note al monastero di San Salvatore sul Monte Amiata dove rimase per almeno sette secoli, salvo un breve soggiorno a Roma, dove fu collazionato dalla Commissione incaricata dell'edizione sistina della Bibbia (1590).
Conservato nell'armadio delle reliquie del monastero Amiatino, l'esemplare non sfuggì alla confisca leopoldina del 1782: due anni dopo fu assegnato alla Biblioteca Laurenziana dove i Medici e i Lorena concentrarono i più importanti testimoni librari della cultura occidentale in loro possesso.
La struttura imponente del codice, la veneranda età, il pregio delle grandi miniature (celeberrima quella raffigurante Esdra che ricopia le Sacre Scritture) hanno imposto una rigorosa conservazione del codice che ancora oggi si presenta in ottime condizioni. Quelle stesse caratteristiche hanno però reso difficili la consultazione, l'esposizione e la realizzazione di una riproduzione fedele del manoscritto.
Immagini tratte dal sito di “La Meta Editore” proprietà del testo della Biblioteca Laurenziana di Firenze.
www.lametaeditore.com
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