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Un po di storia

Dall’argilla al legno, dai papiri e alle pergamene, come supporto per la scrittura, nei secoli sono stati usati tanti materiali. Ma solo un materiale, di derivazione vegetale, è stato usato dall’antichità fino ad oggi, senza interruzioni: la carta. Già nel III o II secolo a.C, i cinesi conoscevano la carta, ma dovettero passare diversi secoli prima che il segreto della produzione della carta arrivasse anche nel mondo islamico. Secondo una leggenda Ts'ai Lun, nel lontano 105 a.C., gettò in un calderone vecchi stracci, reti da pesca e scorze d’albero. Il caldo sciolse i materiali, sino a formare una poltiglia omogenea e le fibre vegetali si unirono alla cellulosa formando una pasta che venne poi stesa traendone un foglio sottile. Una delle prime descrizioni del metodo di lavorazione cinese si ritrova in un passo del Milione di Marco Polo, in cui l’autore parla della particolare qualità di fibra vegetale impiegata in quei tempi: paglia di tè o di riso, canna di bambù e stracci di canapa. Questo segreto, e la seguente supremazia del Celeste Impero, vennero meno nel 751 d.C., allorché il governatore di Baghdad, durante una spedizione militare ai confini della Cina, catturò a Samarcanda due fabbricanti di carta cinesi. Grazie alla perfetta rete idrica di quella città e alle coltivazioni di canapa e lino, e con l’aiuto dei due cinesi, il governatore installò a Samarcanda la prima manifattura di carta, la cui qualità era decisamente migliore rispetto a quella cinese. Da lì si espanse in tutto il mondo arabo, dalla stessa Baghdad fino a Damasco, in cui si fabbricava una qualità di carta molto nota in occidente e già menzionata nel 985, fino ai remoti lembi del mondo musulmano, a Palermo e in Spagna. Già nel XIII secolo molti documenti attestavano un grande consumo di carta in Italia, soprattutto di provenienza araba e spagnola. E questo grazie ai floridi commerci intrapresi dai veneziani e dai genovesi con i porti di Barcellona e Valencia; tanto che, secondo il contenuto di un documento notarile, parrebbe esistere una cartiera in Liguria intorno al 1235. Le prime cartiere idrauliche documentate in Italia sono quelle di Fabriano, ricordate in un documento del 1276. Alcuni anni dopo, nel 1283, il notaio Beretta riportava nei suoi atti i nomi di alcuni cartai fabrianesi, anche se all’epoca ancora non esisteva una corporazione dei cartai (che si sarebbe formata solo nel 1326). Grazie alle innovazioni apportate dai maestri cartai locali, Fabriano diviene il centro dell’arte della carta più importante di tutta Europa. Probabilmente mutuato dall’uso della follatura era l’utilizzo della pila idraulica a magli multipli, che permetteva una miglior battitura degli stracci, da cui si ricavava la poltiglia per la pasta da carta, superando i mortai di pietra ed i pistoni di legno a mano utilizzati dagli arabi. Nel 1340 il cartaio Pace da Fabriano ottiene da Umbertino da Carrara, Signore di Padova, il permesso per aprire una cartiera nella città patavina. Sembra inoltre che proprio a Pace da Fabriano sia da attribuire la sostituzione, nella fabbricazione della carta, degli stracci di tela con quelli di cotone.

La carta nel medioevo

 

 

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